Lavoro agricolo stagionale & migrazioni  in Italia- Piemonte

IFCanelli, Piemonte: ben 782,51* sono gli ettari vitati (più del 50% dell’intera superficie agricola utilizzata) di cui ettari 719,1* con vigneti a DOC e DOCG, 524* le aziende agricole piccole e medie che li conducono. Le denominazioni della regione sono tra i più pregiate d’Italia: Asti Spumante,  Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Barbera del Monferrato, Dolcetto d’Asti. Alcune terreni sono ora di proprietà di grandi aziende, tra cui grandi assicuratori come Generali che comprano terreni per garantire il loro fondo di garanzia.

Attualmente, la maggior parte dei lavoratori agricoli in questi vigneti sono di origine macedone. Venuti dal nord della Macedonia, molti di loro lavoravano nel industria, ma avevano anche terreni  che coltivavano a riso, vigneti e tabacco per ricavarne un reddito di integrazione. Il pioniere, il primo macedone arrivò nel 1986. La  scarsa considerazione e la durezza del lavoro agricolo, l’urbanizzazione, il cambiamento delle strutture familiari, hanno poco a poco svuotato i vigneti italiani dei lavoratori stagionali tradizionali: studenti, pensionati, italiani del sud . Il passa parola  ha fatto  il resto e oggi il 10% della popolazione di Canelli è macedone.

Come spesso nel lavoro agricolo accade, l’impiego si fa con il passa-parola. Coloro che sono residenti sul territorio  sono stati a volte impiegati in altri settori, ma sono attivi  principalmente nei vigneti, in modo permanente, e partecipano ai lavori specializzati tra cui la potatura, la spollonatura e la potatura verde.



* Dati del 2000

Cooperative di Lavoro

La particolarità di questa zona è nella presenza delle cooperative di lavoro che agiscono da   intermediari  principali della collocazione di manodopera. Si unisce a un fenomeno in crescita in Italia da  anni in molti settori, tra cui la logistica ed il servizio alle persone. Consiste nel fare uso di una cooperativa di soci-lavoratori per praticare l’intermediazione e la collocazione di manodopera, un tempo strettamente regolamentata, ma fortemente facilitata dal 2003.

Oltre ai vantaggi fiscali delle cooperative, ciascuno sviluppa un regolamento interno che disciplina l’organizzazione del lavoro dei soci-lavoratori. Se il regolamento non dovrebbe in teoria creare delle condizioni di lavoro meno favorevoli delle leggi nazionali e delle convenzioni, a quanto pare, molte cooperative derogano : i salari sono ritardati ,  orario atipico, l’utilizzo di contratti collettivi non  adattati al settore, e meno favorevole.
I lavoratori migranti sono numerosi, la loro precarietà  e la mancanza di consapevolezza dei diritti e del linguaggio  costituiscono fattori che facilitano la non osservanza dell’oggetto cooperativo.

Strumento di auto-gestione che potrebbe aiutare a sopprimere il caporalato,  mettendo nelle mani dei lavoratori l’assunzione e i rapporti di lavoro, le cooperative di lavoro prendono oggi  la strada opposta: molte di loro sono solo gusci vuoti creati per fatturare al più basso il prezzo del lavoro, e  non risultano comunque quasi mai d’iniziativa collettiva, ma solo della volontà di un imprenditore.

Coesistono a Canelli circa quindici cooperative di questo tipo, quasi tutte (tranne una) gestite da macedoni, tre delle quali sono conosciute e permanenti. Altre, più  dubbie, aprono e chiudono d’un anno all’altro, e nessuno è capace di ricordare il loro nome.

La cooperativa più antica e l’unica a gestione totalmente italiana lavora principalmente con grandi cantine, che la pagano annualmente per gestire i loro  terreni e raccogliere l’uva. Le altre due “visibili”per lo più lavorano con i piccoli agricoltori della zona.

 

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Qui l’agricoltore non è più il datore di lavoro, ma il cliente della cooperativa che chiama in base alle proprie necessità: essa gli fornisce una prestazione di servizio, fatturata, e si prende cura di tutto. In teoria, per non essere colpevole d’appalto illecito di manodopera, le cooperative devono fornire tutti i mezzi di produzione ed essere presenti anche sul terreno per esercitare effettivamente loro responsabilità di datore di lavoro … difficile da applicare quando una cooperativa di 120 soci fornisce più di 30 clienti diversi, a volte con un lavoratore solo sul posto per ogni cliente.

Ci sono braccianti che sono impiegati tutto l’anno (quasi tutti però con un contratto a tempo indeterminato) e altri che le cooperative fanno venire appositamente per l’alta stagione, soprattutto per la vendemmia. I residenti sono più spesso soci-lavoratori della cooperativa. Gli altri sono “dipendenti” che arrivano a richiesta dopo aver firmato un contratto stagionale con un numero di poche ore (non c’è un numero d’ore minimo) e sono alloggiati sia da parenti sia  in sistemazioni messe a disposizione dalla cooperativa (ad esempio con un canone di affitto di € 100 al mese per chi lavora per Lavorare Insieme). Macchine, attrezzature e abbigliamento con i loghi della cooperativa  possono essere forniti più per aumentare la visibilità della cooperativa che per attrezzare i lavoratori. I capi squadra ogni sera si riuniscono e organizzano il lavoro:  il numero di lavoratori per squadra a seconda del cliente.

I Riservisti della vendemmia

Negli ultimi tre anni alla stagione della vendemmia  sono comparsi su un parcheggio centrale di Canelli, Piazza Unione Europea, un numero crescente di immigrati in cerca di lavoro: bulgari, rumeni e macedoni e anche bulgaro-macedoni  (la Bulgaria  riconoscendo la  cittadinanza bulgara ai macedoni che dimostrano le loro radici bulgare, molte persone la richiedono, rilascia loro un passaporto UE che è  un aiuto importante per potere lavorare nel territorio dell’Unione ).
Loro non sono stati chiamati da cooperative “visibili”, e non hanno contatti locali, elemento fondamentale nel percorso migratorio. Sono arrivati ​​con il passaparola, e aspettano ogni mattina alle 6:00, che le cooperative spurie vengono a servirsi su questo mercato illegale, usando contrattazione, salari abbassati, lavoro nero …

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Marko, un bulgaro di 55 anni, racconta: sono nove anni che partecipa ai lavori stagionali in Italia, dalla vendemmia in Piemonte alla raccolta delle castagne  a Bari. È venuto con suo figlio quest’anno, con la linea di pullman che va da Sofia  alla  Spagna passando per Milano. Prima, aveva raccolto le patate a Creta, ma il salario è sceso a 35 € euro al giorno, allora che si può guadagnare € 50-60 al giorno durante la vendemmia in Piemonte, anche se è più lontano. Qui lavora con o senza contratto, la maggior parte dei giorni di lavoro sono pagati al nero. Quest’anno, sperava di lavorare in giugno per la potatura e la cura dei vigneti, ma dopo dieci giorni di ricerche infruttuose, pensa di tentare la fortuna altrove e accusa di discriminazione le cooperative macedoni che favoriscono i loro compatrioti

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Troppo poche prove per valutare l’importanza di queste pratiche. Le cooperative stabile si lamentano perché quando fanno pagare l’agricoltore circa 12 € per ogni ora di lavoro (il dipendente riceve la metà), le spurie svendono a 7 €.

Delocalizzazione

L’alloggiamento di questi lavoratori costituisce anche un problema, più visibile dell’altro. Le associazioni caritatevoli e di sostegno ai migranti parlano di 300 persone che nel 2012 stazionavano su questa piazza, il sindaco dice che la polizia ne ha identificate 90. In effetti, la maggior parte di questi lavoratori che vivono per strada dormono nella loro auto e si lavano nella fontana. L’unico alloggio di emergenza in città, gestito dalle organizzazioni parrocchiali e altri , senza aiuto del comune, ha quindici letti, e aprirà quest’anno solo al momento della raccolta, visto la mancanza di fondi.

Il sindaco, quest’anno ha deciso di agire e ha convocato le cooperative, le associazioni che sostengono i migranti e le autorità statali per annunciare il suo piano di spostare il “mercato di lavoratori” verso una zona industriale vicino, con l’installazione di due docce e bagni.

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La prefettura rifiuta ogni altra forma di assistenza e di sostegno, dicendo di non volere favorire il ritorno ciclico di questo fenomeno. Il sindaco stesso,  non avrebbe nascosto di essere principalmente preoccupato per l’immagine della città e il disagio visuale causato ai cittadini.

Ovviamente, il fatto di traslocare i lavoratori in una zona disabitata, fuori dalla vista, non può che portare a una maggiore flessibilità alle cooperative invisibili, e quindi favorire le pratiche abusive, il caporalato, la precarietà dei lavoratori, il dumping sociale.

Controlli orientati

Il Comune ha inoltre invitato le cooperative a dimostrare trasparenza, minacciando di aumentare i controlli fiscali e di polizia. Tuttavia, le motivazioni del sindaco rimangono ambiguie in quanto sembrerebbe che le ispezioni si concentreranno sul famoso parcheggio centrale, ma lasciando in pace le cooperative che andranno a fare il loro “mercato” nella zona industriale. Dobbiamo intuire in questo comportamento  una volontà di non disturbare le aziende  che utilizzano le cooperative?

Ciò nonostante in una precedente intervista con l’assessore a l’agricoltura di Canelli, viticoltore, ha affermato la necessità di lottare contro il lavoro nero, effettuando controlli  e informare gli agricoltori in modo che loro stessi controllino i contratti dei lavoratori inviati dalle cooperative.

Inoltre, il Comune ha anche accettato di pagare a qualsiasi agricoltore che assumerebbe  per almeno 15 giorni, un residente in difficoltà, scelto da un elenco compilato dai servizi sociali, una somma di € 100, per promuovere l’assunzione di una manodopera locale.

In ogni modo i lavoratori macedoni rimangono ancora un “buon affare”per le aziende vinicole di Canelli …. e per le cooperative che li impiegano, aggiungendosi così alla famiglia degli intermediari del settore agroalimentare che non-ne aveva bisogno -,  riducendo inevitabilmente il reddito del lavoro  agricolo.

 

Fonti:
interviste con responsabili dei cooperative Pussabren e Lavorare Insieme
interviste con l’assessore a l’agricoltura di Canelli
interviste di braccianti bulgari e macedoni a Canelli
interviste con volontari d’associazioni caritatevoli di Canelli
interviste con viticoltori della zona di Canelli
interviste con un funzionario della CGIL-FLAI di Canelli
Dati INEA 2012
Dati  Caritas 2012